«A Salerno civismo molto attivo al quale non viene mai permesso di entrare a Palazzo di Città. Penso ai Figli delle Chiancarelle, al Comitato No Crescent o a ‘Ali’. Loro con coraggio si sono sempre opposti»
«Quello che non torna a Salerno sono i diversamente deluchiani». Per vincere? «Una coalizione con tutti i partiti del centrodestra con i loro simboli, ma purtroppo non si sta andando in questa direzione». Alessandra Caldoro, presidente del circolo “Turati” da tempo segue le vicende politiche salernitane.
Salerno, terra di De Luca, si prepara alle prossime amministrative. Come guarda, da lontano, la situazione in città?
«Salerno non è terra di De Luca, sarebbe più appropriato chiamarla dominio o feudo di De Luca. Io guardo sempre da molto vicino la situazione a Salerno e vedo, purtroppo, che anche in queste amministrative si stanno ripetendo le solite dinamiche. Da una parte il candidato di De Luca e dall’altra una lunga serie di tavoli e di altrettante spaccature. Inevitabile che accada questo quando ai tavoli dell’alternativa vedo seduti uomini e donne da sempre vicini al sistema di potere di De Luca, uomini e donne che sono parte integrante e fondante della costruzione del “Sistema Salerno”. Sono “mandati” dal capo con il compito di disturbare e il risultato è che escono nomi come quello di Ferdinando Argentino, fondatore di Campania Libera. De luca controlla il consenso, ma soprattutto controlla il dissenso. Io ne ho avuto recentemente prova provata durante la battaglia che ho fatto in difesa delle scuole. Stessi uomini e stesse donne.
Al momento non c’è una alternativa forte che possa contrastare la maggioranza uscente, meriti propri o demeriti altrui?
«Entrambi. Io ritengo che l’unica strada per contrastare la maggioranza uscente sia contrapporre una coalizione politica con tutti i partiti di centrodestra uniti e i loro simboli, una eventuale dei partiti di sinistra lontani dal “sistema” e una coalizione di civiche. Ma vedo che non si sta andando in questa direzione. Non entro nelle logiche dei partiti che sono complesse, ma di certo non rientra in queste logiche fare riunioni a nome dei partiti invitando i soliti uomini e le solite donne del presidente, finti alleati, e lasciando fuori parte dei veri alleati. Come non rientra nelle logiche dei partiti fare trattative a volte da politici e a volte da civici. Vedo alcuni fare così, ondivaghi alla ricerca di un posticino al sole. La politica, invece, è coerenza, almeno la politica vera. Per quanto riguarda la coalizione di civiche si è fatto un grande errore: non si è partiti dai civici che hanno sempre fatto opposizione. E non è stato un errore in buona fede. A Salerno c’è un civismo molto forte al quale non viene mai permesso di entrare a Palazzo di Città. Da figlia delle chiancarelle cito per primi i “Figli delle chiancarelle”, ma penso ad “Ali”, al “Comitato no crescent” e ai tanti comitati di quartiere che con coraggio, perché ci vuole coraggio, da decenni si oppongono a De Luca. Per una proposta civica credibile si deve partire da loro».
Dalla città più socialista d’Italia alla città più progressista di De Luca, che è rimasto di quella stagione?
«Il mio ricordo al sindaco Vincenzo Giordano e alla stagione socialista di Salerno. Stagione socialista interrotta bruscamente dagli arresti di Giordano firmati dall’allora pm Michelangelo Russo. In seguito a quell’arresto De Luca diventò sindaco, di progressista non c’è mai stato nulla. Come nulla di progressista ha l’azione politica di De Luca alla Regione, la chiusura di un anno delle scuole ne è dimostrazione. I suoi sono sei anni di mal governo senza interruzioni. Ci sarebbe potuta essere una sospensione di alcuni mesi per effetto dalla legge Severino. L’ha evitata prima l’intervento illecito di Nello Mastursi e poi l’assoluzione in secondo grado nel processo sul termovalorizzatore. Ah, il presidente della Corte di appello era Michelangelo Russo, diventato giudice. Già!»
Centrodestra trova la quadra a Napoli e non a Salerno, c’è qualcosa che non torna qui?
«Quello che non torna sono i diversamente deluchiani. Quelli che, guarda caso prima di ogni elezione, fanno finta di mettersi contro De Luca senza rinunciare, però, ai benefit, tipo avere in uso strutture comunali. Si riconoscono facilmente leggendo i loro interventi; anche quando parlano contro il loro capo non lo nominano mai. Ieri ne ho letto uno che era da manuale. Un intervento, tra le altre cose molto superficiale, sul dissesto finanziario del comune di Salerno senza mai nominare De Luca. Ci vuole una bella faccia tosta».
Oltre venti anni di De Luca come hanno condizionato il quadro politico cittadino ma anche regionale?
«De Luca usa il potere e usa la cosa pubblica per alimentare il suo potere. Un sistema di controllo capillare. Ma i “ventenni” finiscono e finiscono male. La storia insegna».
Pronostici per il futuro?
«Un auspicio: che la fine del “ventennio” inizi da Palazzo di Città. La strada giusta deve tenere fuori i diversamente deluchiani della prima e dell’ultima ora. Se si percorre la strada giusta, ci riusciamo»