Il Covid 19 aggredisce non solo i polmoni ma anche la psiche

di Emanuela Sergio

Il Virus ha aggredito non solo la nostra salute fisica ma ha annientato la nostra vita relazionale. L’uomo per antonomasia è un animale sociale ma da più di un anno è ristretto in cattività.

L’asocialità che stiamo vivendo non fa sconti di età e crea disagi psicologici che possono condurre alla  depressione e all’autolesionismo.

Con i continui DPCM i più piccini hanno perso l’opportunità di crescere insieme ai coetanei nei banchi di scuola a causa della DAD, oppure la possibilità di andare al parco e rincorrere una palla; i giovani, invece, hanno perso più di un anno della loro vita che non ritornerà più. Sembra un ricordo così lontano incontrarsi fuori scuola e fumare l’ultima cicca prima del suono della campanella di entrata, ascoltare le lezioni e interagire con i professori, oppure incontrarsi  nel quartiere e restare fino a tardi su una panchina  a parlare e ridere del più e del meno bevendo una birra.

Queste privazioni, che prima sembravano irrilevanti, ora ci mancano come l’aria ed avranno indubbiamente ripercussioni sia didattiche che psicologiche.

Agli adulti, i più fortunati, è rimasto il lavoro come unica valvola per socializzare, ma anche per loro,  dopo un’intera settimana di attività, non c’è più come prima il week-and fuori porta con il partner o una pizza con gli amici o due salti in disco, per smaltire lo stress accumulato.

Ancora più penalizzati sono i nonnini italiani che sono costretti a chiudersi in casa evitando di incontrare finanche figli e nipoti.

L’unico strumento relazionale rimasto sono i social network che rendono questo allontanamento forzato più facile da sopportare, annullando, per quanto possibile, quel distacco fisico che ormai sta logorando tutti.

Persino gli anziani sono alle prese con tali tecnologie e stanno acquisendo, giorno dopo giorno, maggiore familiarità con Facebook, Instagram, videochiamate, pur di sconfiggere la malattia che li attanaglia più di tutto ‘la solitudine’
Ma ciò non è più bastevole. E’ passato troppo tempo e manca l’essenziale; il sentirsi liberi di respirare a pieni polmoni l’aria pura di una passeggiata al parco o su un lungomare, il contatto di un abbraccio che può trasmettere conforto quando si è addolorati, una carezza che può esprimere amore o amicizia, una mano che ci aiuta a rialzarci quando si cade, un semplice incontro per  trascorrere ore di spensieratezza con il semplice scambio di battute. Insomma mancano le relazioni sociali dirette e non mediate dalle macchine.

Si è provato di tutto per addolcire queste restrizioni: chi si è inventato panettiere, pizzaiolo, pasticcere per restare a casa, chi è divenuto l’atleta più tenace attraverso tutorial online o impersonandosi maratoneti o ciclisti professionisti per evadere dalle proprie abitazioni, chi si è inventato animalista, chi ha divorato libri e libri, chi ha trasformato il suo balcone in un orto botanico… chi più ne ha più ne metta. È vero che impegnandosi in qualcosa aiuta, gratifica e fa trascorrere il tempo, ma tutto questo ormai non basta più.

Siamo animali in letargo da troppo tempo, da più di un inverno, ed ora, che si inizia  a sentire nuovamente il guizzo della primavera che si affaccia, c’è il risveglio da quel torpore e si acuisce il desiderio di voler scivolare via da questa tana che ormai si è trasformata in gabbia.

L’unico spiraglio per uscire da questa situazione  si intravede solo con il vaccino.

Il ministro della salute Roberto Speranza,  nella seduta alla camera del 25.03.2021, ha assicurato l’istituzione  di una rete capillare di vaccinatori composta da medici ambulatoriali, medici di famiglia, odontotecnici, farmacisti ed altri ancora, tutti reclutati per proseguire senza sosta il piano vaccinale, con la previsione di inoculare 500.000  dosi al giorno, obbiettivo posto dal premier Draghi. Restiamo speranzosi e magari questa estate riusciremo a viverla, non come l’anno scorso, ma almeno con la possibilità tornare gradualmente alla normalità.

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