di Mirko Cantarella
Gianni Novella (Novella Fitness): “Chiudere questi spazi è stato un errore imperdonabile e le ripercussioni saranno evidenti nei prossimi mesi. Palestre e piscine sono luoghi più sicuri dei supermercati”
Soldi spesi per realizzare quell’attività che per molti era il sogno di una vita; chi in un capannone, chi ai piani terra degli edifici, tutto procedeva e poi, la pandemia. Si resta aperti, si spendono soldi per la sanificazione e le regole da seguire anti Covid-19, ma per lo Stato non basta: le palestre devono chiudere! Per i gestori di tali attività inizia un calvario che sta durando praticamente da un anno. Come anche fa presente la Nuova Sardegna, molti titolari di tali attività e simili, hanno iniziato ad avere notti insonni, ansia, preoccupazioni, tra chi ha chiesto un prestito di migliaia di euro alla banca, chi è stato costretto a vendere una casa e chi ancora oggi non sa come affrontare le spese mentre la prospettiva del futuro è parecchio nebulosa. L’equazione è molto semplice: le palestre sono chiuse, i soldi non entrano. Ma i costi di gestione e mantenimento dell’attività, invece, restano come l’affitto mensile in media tra i mille e i tremila euro, così come le spese extra, internet, luce e acqua con in media altri mille euro ricordiamo che le utenze nel mese di ottobre 2020 hanno subito un aumento pari a circa il 15%. E non abbiamo ancora contato i servizi come le donne delle pulizie, i dipendenti, gli attrezzi e la manutenzione. A mettere in luce i problemi di questi lavoratori che sembrano dimenticati è Gianni Novella, storico gestore di palestre e attualmente in forza alla Novella Fitness.
“Sono circa 40 anni che vivo nel settore Fitness e mai era capitata una situazione del genere. Una brusca frenata a causa di questo maledetto COVID, che ha messo in ginocchio la vita sociale ed economica del Paese, e con esse le nostre passioni. Chiudere le palestre è stato un grande errore, imperdonabile, e le ripercussioni saranno evidenti nei prossimi mesi. Purtroppo la funzione vitale dello sport nel nostro paese, non è ancora un fatto culturale acquisito, nonostante i proclami e il moltiplicarsi delle nostre azioni. Le palestre e le piscine sono luoghi più sicuri di supermercati, ristoranti, bar ed altri esercizi pubblici, compresa l’industria dell’intrattenimento, tra l’altro strutture ampiamente adeguate rispetto alle norme legislative. Non si comprende perché il Ministro della Salute e dello Sport non ravvisino nella funzione che lo sport esercita per lo stato di benessere psico/fisico, una opportunità sociale, e che la stessa produce un notevole beneficio sulla spesa sanitaria. Non si comprende come il Ministro dell’Economia non si sia reso conto che palestre, piscine e gli operatori del settore sportivo, (istruttori, tecnici, ecc.) sono componenti primari di una vera impresa sociale i cui risarcimenti non possono essere compensati dall’obolo dei 600 euro. Lo sport è economia e servizio sociale, ma purtroppo i posti di lavoro e le opportunità educative rischiano di andare in fumo, Si è parlato spesso di ipotetiche aperture, ma siamo stati sempre disillusi, quindi preferisco che ci siano concretezza di idee e di programmazione seria da parte di chi ci governa. Chiudere le palestre equivale a bloccare il futuro e far morire il benessere. Stop all’ approssimazione ed all’inefficacia. Non c’è una ricetta giusta per garantire la ripartenza, senza pensare in primo luogo alla salute e alla sicurezza di tutti noi”.