Second Life: la Lega di Salvini svolta?

di LUIGI CERCIELLO

La Lega è populista? Sicuramente sì, nel senso positivo della parola, ma anche pragmatica e non poteva non esserlo vista la sua vocazione originaria di portatore delle istanze e delle economie territoriali locali.

È nazionalista? Sì ma in termini che ormai non possono essere riportati alla vecchia accezione del secolo precedente vista come esaltazione dell’ego nazionale e della superiorità militare bensì in funzione di protezione di quella economia locale, nazionale, univoca, irripetibile che appartiene al territorio e che è fonte di ricchezza per i territori e tutti i lavoratori.

È sovranista? Sì per quanto detto prima nel momento in cui questi concetti vengono messi in qualche modo in pericolo. È la chiave di lettura che va rivista. Lo impone il nuovo corso mondiale dell’economia dove la guerra tra gli Usa e la Cina si fa sempre più aspra e pericolosa (ed in mezzo ci siamo noi).

Perché quindi sorprendersi di questa apparente svolta? Non c’è alcuna svolta solo un naturale prosieguo di quello che è lo spirito originario iniziale e mai abbandonato dalla Lega. Si configura così più chiaramente l’atteggiamento di apertura del partito salviniano, fautore di un nazionalismo, di un sovranismo pragmatico non ideologico. Gli stessi concetti espressi con forza, quelli di difesa dei confini, controllo dell’immigrazione, “Prima gli italiani”, vanno visti in questa accezione.  Lo sanno bene i suoi avversari, sanno bene che la Lega, più di tutti gli altri partiti, può trovare la sintonia giusta con Draghi, cosa che temono fortemente; temono di rimanere isolati, di perdere l’osso dei 209 miliardi dell’Europa, temono la sconfitta, temono di non potersi intestare il miracolo economico italiano del XXI sec., ma più di tutto hanno il terrore di perdere le poltrone ed i poteri che inaspettatamente gli sono caduti dal cielo, dono di un altro intrigo di palazzo.

Ecco perché il riaffacciarsi di un Centrodestra (ad eccezione di FdI) che appoggi il governo nascente terrorizza taluni. Giova anche al governo nascente l’appoggio del Centrodestra che non si troverà così ingabbiato e che semmai ha ingabbiato gli ingabbiatori. E pur vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi (vedi l’inaspettata pandemia) e c’è da dire che 5stelle e Conte se la sono andata a cercare dimostrando una immaturità politica senza precedenti nella storia di questa nostra Italia; sordi e ciechi hanno continuato a giocare tra loro, chiusi nelle stanze del palazzo intenti ad intrighi e spartizioni mentre fuori la pandemia faceva strage degli italiani. Per non parlare poi del fatto di essere caduti con tutte le scarpe nella trappola del re dei trappoloni, mister” STAI SERENO!”.  

I primi negazionisti, ricordiamolo, furono proprio loro, PD e cinque stelle, i primi impegnati a brindare sui navigli a Milano ed a Bergamo, i secondi a giocherellare per le vie delle città con i monopattini, fino ad arrivare al punto che mentre gli ospedali in prima linea combattevano la guerra del covid appena agli inizi, colui che più di tutti avrebbe dovuto combattere in prima linea, si preoccupava di scrivere libri sulla fine della pandemia, dimostrando tutta l’impreparazione, la sottovalutazione e l’incapacità di una “classe politicante”, non politica, in quel momento al governo. Un capitolo a parte merita la posizione di FDI e della Meloni che in nome della “coerenza” si è messa astutamente alla fonda, lontana dalla tempesta, per non prendersi la corresponsabilità di decisioni che, comunque vadano, scontenteranno molti e sapendo che questo governo comunque vada “s’adda fa” con lei o senza di lei: cinico calcolo politico? Ai posteri l’ardua sentenza.

Non una inversione di marcia, dunque, quella della Lega, bensì una naturale continuazione della sua vocazione originaria che inevitabilmente incontra la storia di Draghi. Semmai la domanda da farsi è un’altra:

 Draghi sarà l’uomo del Britannia o quello del “whatever it takes” (per l’Italia)?

Personalmente ritengo più quest’ ultima (o forse come tanti lo voglio solo ardentemente) d’altronde abbiamo altra scelta? Come scrissi qualche mese fa su questa testata: “ce la siamo andata a cercare”.     

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