“Non volevo tornare sulla vicenda ma sono costretto dalle dichiarazioni della consigliera comunale De Roberto Paola, che si scaglia contro coloro che avrebbero diffuso fake news e definito “clochard” il povero ragazzo morto venerdì a Salerno. Essendo stato tra i primi a diffondere la notizia ho precisato che non si conoscevano le cause della morte in quanto era gravemente malato ma ad una persona gravemente malata il freddo quasi a zero gradi non credo sia di giovamento”. A parlare, anzi a scrivere è Rossano Braca, presidente dell’associazione “Venite Libenter”, da sempre attenta alle esigenze degli “ultimi”, in strada, senza esitazioni. E proprio la morte di un invisibile (ma visibilissimo) che risale a ieri, ha acceso la miccia e aperto nuovamente la questione sull’organizzazione dei servizi essenziali per i meno abbienti.
“L’ho definito clochard senza accezioni dispregiative ma semplicemente perché è uno dei termini comunemente usati per indicare chi è senza fissa dimora. Il fatto che dormisse presso un dormitorio missionario che ospita i senza fissa dimora forse dimostra che ho ragione e purtroppo non ne modifica lo status. Ho detto che è morto per abbandono – scrive sul suo profilo facebook Braca – perché da settimane insieme ad altri organi istituzionali stavamo cercando una sistemazione di accoglienza che gli permettesse di curarsi nell’arco delle 24 ore. Interpellata la Curia ha risposto di non poter fare fronte alle spese per un’accoglienza in una comunità sempre gestita da una associazione di volontariato cattolico che richiedeva un contributo di 20 euro al giorno”. Braca non ci sta e punta il dito proprio su Palazzo di Città e il settore servizi sociali.
“Mercoledì scorso ho contattato le assistenti sociali del comune di Salerno come cittadino per chiedere quali misure stessero ipotizzando per le persone bisognose in strada. Le funzionarie, dopo aver chiamato la consigliera di cui sopra, mi hanno detto che l’unica misura messa in campo era il pagamento di qualche notte in B&B. Alla mia richiesta di quale fosse la procedura per ottenere questo beneficio mi hanno risposto che non c’era niente di ufficiale ma bisognava contattare sempre la consigliera che attraverso una “rete di sue conoscenze” avrebbe valutato e provveduto. All’incontro eravamo almeno in 4, oltre me altre persone e funzionari dei quali spero non voglia mettere in dubbio la sincerità.
Ora questa consigliera che ha dato prova di grandi capacità manageriali nella progettazione degli “orti urbani” perché non si dedica ad essi e lascia i servizi sociali a chi ne ha reali competenze e capacità? Dopo un lungo silenzio e dopo due morti, solo oggi comunica che esiste un fantastico progetto insieme alla Curia per creare un luogo di accoglienza. Mercoledì interpellata dalle sue assistenti sociali non ne aveva fatto il minimo accenno. Chi segue il mio profilo sa che sono giorni (da dicembre) che stiamo sollecitando il comune attraverso appelli sui social, giornali e tv ma solo oggi viene fuori la notizia, mentre stiamo ancora aspettando la realizzazione del “Polo della Solidarietà” annunciato da più di un anno.
Voglio inoltre precisare che la nostra associazione, capito il meccanismo di funzionamento di questo “tavolo di concertazione” che serviva solo a giustificare scelte ed elargizioni economiche che poi di fatto avvenivano fuori da questa assemblea, ha cessato ogni forma di collaborazione con l’amministrazione comunale che attraverso il volontariato cerca di coprire le proprie mancanze, e comunque mi risulta che esso non sia stato mai convocato nel 2020, tuttavia non essendo tra i favoriti dell’assessorato non escludo che semplicemente hanno evitato di invitarci”.