di Andrea Pellegrino
Il caso torna ciclicamente alla ribalta: se vogliamo far decollare il turismo, dobbiamo far decollare l’aeroporto. Una frase scontata, soprattutto alle soglie del 2019, ma che alimenta sempre più il surreale dibattito politico provinciale. L’ultimo allarme è stato lanciato qualche giorno fa dal palco del Verdi, durante l’assemblea di Confidustria Salerno e dallo stesso presidente nazionale Boccia.
Naturalmente, fino ad ora, anzi per decenni, l’aeroporto di Pontecagnano Faiano è rimasto sempre lì. Anzi in alcuni periodi è stato anche utilizzabile, nel limite delle sue possibilità, per qualche tratta nazionale. Con il solo risultato di aver sprecato un fiume enorme di soldi sborsati dagli enti pubblici coinvolti, dunque da noi tutti contribuenti. Un paradosso tutto salernitano, dove la presunzione di voler primeggiare su Napoli ha radice antiche. Siamo onesti, è normale che accada tutto questo: l’attaccamento di un popolo alla propria terra è lodevole, solo che in alcune circostanze, ed è il caso dell’aeroporto, occorre “misurarsi la palla”.
L’allungamento della pista, le concessioni e tutto il resto, non sono difficoltà che si scoprono ora. Le responsabilità politiche sono tante e, stavolta non solo di De Luca e della sua amministrazione, ma anche della Provincia di centrodestra che ha sperato di far decollare l’aeroporto in maniera autonoma, sfidando così l’ex sindaco di Salerno ed attuale governatore. Il risultato è sempre lo stesso: fiumi di soldi buttati al vento. Ora l’accordo con Gesac, e quindi con Capodichino, è l’ultima ed unica strada percorribile. Stavolta nessuno si scandalizza del fatto che il nostro scalo aeroportuale possa collaborare con quello partenopeo. Fino a qualche anno fa l’argomento era tabù, come lo è stato, d’altronde, per il porto e per tutto il sistema delle infrastrutture e dei trasporti cittadini e provinciali. Forse una politica ed una amministrazione più lungimiranti avrebbero evitato tutto questo strazio, risparmiato soldi e offerto un servizio ai cittadini del posto e ai visitatori.
Ricordiamo che la provincia di Salerno ha bellezze territoriali riconosciute in tutto il mondo, che, contrariamente a quanto pensa qualcuno, non sono le Luci d’Artista, bensì Paestum, la Costiera Amalfitana e Cilentana. Il vero turismo è racchiuso in questi posti che, dalla loro, hanno la responsabilità di aver inciso, forse per troppa remissione, sulle scelte compiute negli ultimi anni. Qualche giorno fa l’ennesimo annuncio, l’ennesima svolta storica con i nuovi fondi stanziati per adeguare la pista e dunque l’intera infrastruttura, utile, allo stato, solo a far atterrare qualche aereo privato di piccole dimensione. Naturalmente, l’iter è ancora lunga e complesso: c’è la partita degli espropri, non facile da risolvere, così come c’è un ulteriore problema fino ad ora, forse, troppo sottovalutato, ossia quello legato alla viabilità.
Chi conosce il “Costa d’Amalfi” sa che la zona non è delle più agevoli e un funzionamento a pieno regime comporterebbe un nuovo sistema viario intorno allo scalo, nonché ad un collegamento con mezzi pubblici più efficiente ed adeguato. Chissà se, reduci degli errori del passato, qualcuno ci pensi prima che sia troppo tardi, facendo ritornare le pedine al punto di partenza, così come avviene nel gioco dell’oca. Infine, c’è un ulteriore elemento in questa complessa vicenda: addirittura qualche anno fa s’ipotizzò un accordo con Pisticci. Fortunatamente, a quanto pare, questa strada è stata abbondantemente abbandonata. Almeno speriamo.