Elly Schlein, l’avversaria perfetta di Giorgia Meloni

Riporto l’editoriale del direttore Francesco Cancellato di Fanpage che ritengo come analisi perfetta del “duello” tra le due leader dei principali partiti italiani.

Una madre, cristiana, italiana. L’altra che ama un donna, laica, cosmopolita.

Una che vuole abolire il reddito di cittadinanza, l’altra che vuole abolire il precariato.

Una che teme gli effetti della transizione verde, l’altra che teme il riscaldamento globale.

Una nazionalista, l’altra europeista.

Una che vuole chiudere i porti ai migranti, l’altra che vuole cambiare il trattato di Dublino.

Una convinta proibizionista in tema di droghe leggere, l’altra che vuole legalizzarle.

Una che si fa chiamare “Il” presidente, l’altra che vuole abbattere il patriarcato.

Potremmo continuare ancora, ma il senso è chiaro.

È una polarizzazione, quella tra Elly Schlein e Giorgia Meloni, che può permette alla premier di ricompattare la sua coalizione e il suo popolo contro un “nemico politico” chiaro ed evidente, tale da obbligare Salvini e Berlusconi ad abbandonare le loro velleità di sabotatori interni della coalizione. Allo stesso modo, è una polarizzazione che obbligherà presto o tardi Giuseppe Conte e Carlo Calenda a scegliere da che parte stare, abbandonando ogni ambiguità programmatica e ogni tentativo di svuotare un Partito Democratico alla deriva.

Certo, oggi la sfida tra Meloni e Schlein appare impari. Una è la presidente del consiglio, leader di una formazione che veleggia tra il 25 e il 30% dei consensi. L’altra, la nuova leader di un partito in crisi e balcanizzato, in cui le primarie hanno messo in luce l’abissale distanza tra la sua classe dirigente territoriale e il suo elettorato potenziale, che ha votato in massa per Schlein.

Sebbene il piano appaia inclinato a favore di Meloni, però, l’esito della loro contrapposizione non è per nulla scontato. Perché l’Italia, è vero, è un Paese profondamente conservatore, nostalgico, in lotta per difendere quel che rimane dell’esistente. Ma è anche un Paese ciclicamente attraversato dall’aspirazione di essere diverso da com’è.

Sta a Schlein provare a intercettare questa aspirazione e darle corpo e concretezza. Sta a Meloni far sì che non accada.

La partita è appena cominciata.

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