Salerno: “Un centro commerciale di bassa lega”

Il grido d’allarme del noto esercente Pino Adinolfi: “Serrande chiuse, negozi pakistani ed esercizi trasformati in rivenditori di bibite: sarà peggio quando il porticato di Piazza della Libertà diverrà l’attrattore del passeggio” Nino Marone (Confcommercio): “Shopping al Crescent e nel centro storico non sono in contraddizione, ma favorire la sosta lunga dei turisti”

di Andrea Bignardi

Da storiche vie dello shopping firmato a “centro commerciale di basso livello”. E’ questa la trasformazione attraversata dalle due strade principali del centro cittadino, cuore pulsante – fino a qualchecanno fa – dello shopping salernitano, vale a dire Corso Vittorio Emanuele e via dei Mercanti. E’ quanto sottolinea l’esercente Pino Adinolfi, titolare di “Botteghelle 65” e da sempre particolarmente impegnato, su più fronti, nella promozione e nella valorizzazione delle eccellenze salernitane non solo enogastronomiche, ma anche dell’artigianato. I commercianti salernitani speravano nella ripresa delle “Luci d’Artista” per assistere ad una forte ripresa del settore. Ma, purtroppo, hanno dovuto constatare il contrario: tanto quanto si abbassano – in molti casi per sempre – le saracinesche del centro storico, così si aprono sempre più di frequente le imposte dei distributori di bibite e snack h24, che simboleggiano – nonostante tutto – la vocazione turistica e “globalista” della città. Che dovrebbe prendere ancora più vita con l’apertura dei negozi sul fronte di mare. Si tratta del fenomeno, quest’ultimo, che preoccupa maggiormente l’esercente salernitano. “Tra serrande chiuse, negozi pakistani ed esercizi trasformati in distributori di bibite il quadro già non è dei migliori – sottolinea il ristoratore Pino Adinolfi – e sarà ancor peggio quando si aprirà il fronte del mare con i negozi del sottopiazza della Libertà e del porticato del Crescent. Sicuramente, infatti il polo attrattore della passeggiata dei visitatori che arriveranno dalla provincia e dalla regione sarà quello: chi passeggerà per i Mercanti ed il Corso? Per quale motivo, viste le premesse, dovrebbero frequentare la parte storica della nostra città?”. Dunque, occorre una nuova visione di centro storico, che dovrebbe partire dall’instaurare un dialogo con i proprietari degli immobili commerciali, i cui locali restano improvvisamente sfitti”. “Andrebbe fatta – secondo Adinolfi – una seria riflessione partendo anche da chi detiene la proprietà degli immobili (e vuole comunque recuperare cifre insostenibili per l’andamento reale economico), che possa coinvolgere anche l’amministrazione comunale ed i commercianti: tutti dovrebbero riflettere seriamente”. Più ottimista sul punto il presidente di Confcommercio Salerno Nino Marone, per il quale nascita e sviluppo della Galleria Crescent e lo shopping lungo le strade tradizionali possano non essere in contraddizione tra loro. “L’arrivo di operatori che vengono ad operare sul territorio è sempre visto di buon occhio dalla nostra categoria – commenta – E’ sbagliato giudicare i negozi sulla base di dove si collochino”. Shopping al Corso e quello in Galleria Crescent non sono in contraddizione: “E’ sbagliato giudicare in maniera negativa l’insediamento di un polo commerciale nella nostra città, ma è vero al tempo stesso che nel Corso come nei Mercanti stiamo assistendo ad un lento e graduale impoverimento del settore commerciale: le proposte sono strettamente legate alla volontà dell’amministrazione, quante più sono le manifestazioni di interesse pubblico come le Luci d’Artista tanto più cresce nei commercianti la voglia di insediarsi. Negli ultimi mesi stiamo assistendo, infatti, ad una crescita del food ma anche ad una rifioritura dei negozi di abbigliamento, che crescono in numero anche indipendentemente dalle Luci, di cui questa categoria certamente beneficia ma in modo più marginale rispetto a quelle attive nel settore enogastronomico: soltanto favorendo lunghe soste in città anche questo settore ne potrà certamente beneficiare”. E’ una crisi, quella salernitana, che colpisce, infatti, anche e soprattutto le grandi firme, che erano al centro dell’offerta commerciale del Corso e di via Mercanti, progressivamente impoveritasi durante gli ultimi anni come sottolineato anche dal numero uno della Confcommercio salernitana. Troppe le saracinesche abbassate di recente: la pandemia ha certamente fatto da catalizzatore per le chiusure, senza risparmiare nemmeno ristoranti storici come “il Vicolo della Neve”, che un anno e mezzo fa ha chiuso i suoi battenti senza più riaprire nè tantomeno essere ancora rilevato, nonostante il trend complessivamente positivo del settore e il boom del turismo negli ultimi anni avrebbe fatto immaginare un epilogo ben diverso. Ma sono stati, soprattutto, gli storici negozi familiari ad essere particolarmente colpiti. A parte qualche caso sparuto, che grazie ad una vera e propria stoica resistenza messa in atto dai discendenti delle antiche casate del commercio provano a tenersi a galla nonostante caro-energia ed inflazione galoppante, molte sono state, purtroppo, le chiusure, l’ultima delle quali ha riguardato l’ormai storico negozio di articoli per cancelleria “Cartablù” in via Roma. Con riferimento a questi settori di nicchia, le Luci d’Artista non sarebbero riuscite, nel corso degli anni, a dare un contributo rilevante nell’ invertire la tendenza al calo delle attività, che probabilmente a Salerno è più forte anche rispetto ad altre realtà del territorio.

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