di Andrea Pellegrino
“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e Napule nun e ‘mpegna”.. Il detto è passato alla storia. Una storia che metteva al centro il più grande e forte istituto di credito del Mezzogiorno. Quella storia che sta finendo, con il completamento del processo di fusione tra Banco Napoli ed Intesa San Paolo.
Resterà il simbolo, magra consolazione, rispetto a quanto ha rappresentato nel corso dei decenni la banca di Napoli e del Sud. Possiamo puntare l’indice contro il progresso, i tempi e tutto il resto, ma resta l’amarezza di un pezzo di storia che va via, insieme agli altri simboli imprenditoriali, culturali, turistici e commerciali che sono andati via negli ultimi anni, mesi e settimane.
Se chiude una banca, un problema c’è. Ed è ancor più grave, al punto da preoccupare lo stesso ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, testualmente, ha dichiarato nei giorni scorsi: “Non vorrei che questo doloroso commiato riflettesse un ulteriore indebolimento dell’attenzione e della comprensione, a livello nazionale, per gli attuali ancor oggi così gravi problemi di Napoli e del Mezzogiorno”. Auguriamo anche noi che sia così, ma le preoccupazioni di Napolitano sono anche le nostre.