Un Papa Nero a San Gregorio Armeno

Due chiacchiere con l’artista Pep Marchegiani

di Anna Maria Iodice

Lunedì 19 dicembre l’Artista contemporaneo Pep Marchegiani ha installato a Napoli la sua ultima Performance artistica: L’immagine di un Papa Nero, Celestino VI, sovrasta il vicolo di San Gregorio Armeno vegliando sulle statuine di un Presepe spesso altrettanto sfacciate e ricche di significato.

Abbiamo deciso allora di fargli qualche domanda per capire a pieno il significato di un’opera così innovativa.

Come nasce quest’opera?

“Nasce da un sogno, una mia veggenza che ho avuto non molto tempo fa, in cui ho visto l’avvento di un Papa dal continente africano, nello specifico dal Sudan.”

Vuole essere una provocazione nei confronti della Chiesa?

“Assolutamente no, non vuole essere una provocazione alla Chiesa che sicuramente non ha bisogno del mio dissenso. È però legata ad un fattore di Evoluzione della Chiesa: credo che i tempi siano maturi perché possa accogliere un Papa che provenga da un paese ricco quanto povero come il Sudan. Il nome del Papa è Celestino VI, il rinnovo di Celestino V il Papa del grande rifiuto, non è una casualità che io abbia scelto questo nome. Voglio massimizzare la fruibilità della mia Arte, anche per questo scelgo questo genere di performance”.

A proposito di fruibilità dell’Arte, una sua opera è diventata un NFT. Come mai questa scelta, e cosa ne pensa di questa nuova rivoluzione artistica?

“L’Arte deve vivere il tempo presente così come il futuro. La Mia scelta è una conseguenza naturale, gli NFT sono un mezzo di comunicazione e divulgazione artistica. Rendere un’opera un NFT è normale per un’artista contemporaneo, è la traccia dei tempi. Gli NFT così come il metaverso sono degli strumenti molto efficaci, ma tuttavia l’arte gode del privilegio di essere ancora fisica e credo che lo rimarrà.”

Come mai la scelta di Napoli per questa nuova installazione dove vediamo ancora questa “tangibilità” molto forte nelle sue strade?

“A questa domanda mi verrebbe da rispondere in questi termini: Napoli è Napoli. Ma tolta la componente romantica, il viaggio di Celestino VI non poteva che partire da Napoli che per natura è una città aperta sotto tutti i punti di vista. Il mare è una barriera ma anche un invito e così come Partenope è approdata a Napoli, così Celestino VI poteva approdare lì per dare avvio al suo viaggio”.

Non può svelarci molto dei suoi progetti futuri vista la componente “effetto sorpresa” delle sue Performance, ma cosa può dirci riguardo il Futuro di Celestino VI?

“Il viaggio di Celestino VI non termina a Napoli, seguirà un percorso ben preciso. Il mio obiettivo è quello di divulgare il messaggio che ho ricevuto in sogno, e che più persone possibile possano osservare questa mia veggenza.

Invito tutti gli artisti ad esporre all’interno delle città. L’Arte deve essere divulgata, è stata troppo tempo preda e vittima di quattro mura che pretendevano di monopolizzare gli artisti e tanti ne sono ancora prigionieri. Per me l’Arte deve essere fruibile a chiunque”.

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