Cardella: La transizione energetica non è più una scelta ma una necessità

Come ci ha ampiamente dimostrato la crisi sanitaria ed economica legata al COVID-19 della
primavera 2020, l’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute a tutti i livelli. La dura
prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in
chiave realmente sostenibile, per il nostro benessere e quello del pianeta. La transizione energetica
non è più una scelta ma una necessità e un’opportunità per creare nuovi modelli di produzione e
abbracciare nuove abitudini e comportamenti più eco-sostenibili.

A parlare di ciò, Pietro Cardella, candidato alle prossime amministrative salernitane con il partito Socialista Italiano:

“L’autoconsumo, ovvero produrre energia per il proprio fabbisogno domestico attraverso il fotovoltaico… dicevamo queste cose già 30 anni fa ci stiamo arrivando oggi! Produrre energia da fonti rinnovabili è l’unica strada e io vado un po’ in controtendenza rispetto alla lentezza mastodontica delle istituzioni e visto che lo Stato ci ha messo a disposizione finalmente gli strumenti per poterlo realizzare, sto dando vita alla prima comunità energetica nella nostra città….. il cosiddetto superbonus per l’efficientamento energetico che ho iniziato qualche mese fa nel mio condominio darà la possibilità di installare pannelli fotovoltaici e quindi di autoprodurre energia elettrica… Concretezza e condivisione delle buone pratiche… promettere cose irrealizzabili non fa per me, non mi appartiene e non mi apparterrà certamente per gli anni a venire…”

La transizione verso modi di produzione e consumo più sostenibili è diventata una delle grandi sfide della contemporaneità. La fine del localismo energetico e l’affermarsi di una società ad alta emissione di carbonio, hanno determinato la geopolitica internazionale e generato instabilità, diseguaglianze e iniquità sociale. Gli effetti di un modello sociale ed economico dominato dal principio della massimizzazione del profitto “a qualsiasi costo” sono tangibili sull’ecosistema terrestre e sulle popolazioni. Il riscaldamento globale, il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, ci pongono dinanzi un profondo ripensamento del modo in cui governi, imprese, sistemi finanziari e individui interagiscono con il nostro pianeta. Cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, i cittadini di tutto il mondo stanno già unendosi per riacquistare rilevanza nel settore energetico, attraverso azioni dirette e partecipate che mirano alla costruzione di una società più equa e sostenibile. Questa tendenza è in crescita. Infatti, in vista della riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer (cioè sia come consumatori che produttori), generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema. Decentramento e localizzazione della produzione energetica sono i principi su cui si fonda una comunità energetica che, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, risulta in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. Il concetto di autoconsumo si riferisce alla possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici. Produrre, immagazzinare e consumare energia elettrica nello stesso sito prodotta da un impianto di generazione locale permette al prosumer (produttore consumatore) di contribuire attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese, favorendo l’efficienza energetica e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Oggi l’autoconsumo può essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva all’interno di condomini o comunità energetiche locali. L’aumento della generazione distribuita, soprattutto tramite la diffusione di sistemi fotovoltaici, rende rilevante l’integrazione della produzione e il consumo di energia all’interno di quartieri e distretti, all’interno di reti di media e bassa tensione. Per consentire al sistema elettrico nazionale di funzionare in maniera ottimale, è necessario abbinare l’offerta di energia alla domanda di consumo. Una delle soluzioni per giungere tale obiettivo è sovrapporre la dimensione spaziale individuale a quella collettiva, ad esempio, facendo coincidere la produzione locale di energia con la domanda del circuito costituito da: casa, condominio e vicinato o azienda-edificio/centro commerciale. In Italia, le due ultime tipologie (autoconsumo collettivo e comunità energetica) sono riconosciute legalmente dal 2020. Tanti sono i vantaggi legati ad una comunità energetica. Infatti, le comunità energetiche possono implementare azioni per migliorare il risparmio e l’efficienza energetica a livello familiare e, di conseguenza, contribuire a combattere la povertà energetica. A livello commerciale e industriale, possono dare maggiore competitività alle aziende locali, riducendo i consumi e abbassando le tariffe di approvvigionamento. Di seguito sono descritti i principali vantaggi che possono derivare dalla creazione di una comunità energetica. L’autoconsumo consiste nella possibilità di consumare l’energia elettrica prodotta “presso” la propria abitazione, stabilimento produttivo ecc., per poter far fronte ai propri fabbisogni energetici. Un cittadino, un condominio, una Pubblica Amministrazione o un’impresa che scelga di auto consumare l’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico accede ad una serie di vantaggi economici e ambientali:

• Risparmio in bolletta: più energia si autoconsuma e più si riducono i costi delle componenti variabili della bolletta (quota energia, oneri di rete e relative imposte quali accise e IVA).

• Valorizzazione dell’energia prodotta: produrre energia con un impianto fotovoltaico può rappresentare una fonte di guadagno grazie ai meccanismi incentivanti, ovvero lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori.

• Agevolazioni fiscali (detrazioni o superammortamento): per i privati la realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio rientra nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia, previsti dall’Agenzia delle Entrate, per l’accesso alle agevolazioni fiscali. È infatti possibile detrarre dall’Irpef il 50% dei costi di realizzazione (maggiori dettagli nella guida dell’Agenzia delle Entrate). Per le imprese è previsto il superammortamento del 130% del valore dell’investimento.

• Riduzione degli impatti ambientali: poiché l’energia viene prodotta da fotovoltaico, si evitano le emissioni di CO₂ o di altri gas clima alteranti. Risulta quindi evidente come, pensando all’applicazione relativa singolo utente, l’autoconsumo da energia elettrica da fonte rinnovabile può essere soddisfatto se vengono soddisfatte determinate condizioni di natura energetico-economica:

• profilo di produzione adeguato a soddisfare parte significativa del proprio profilo di carico nella giornata e nell’anno.

• costi del kWh prodotto (inglobando anche i costi di installazione, costi di manutenzione, incentivi ecc.) minori o uguali al costo del kWh acquistato dalla rete. Tra le varie misure adottate dal governo italiano, incluse nel Decreto Rilancio (Decreto Legge n.34/2020) per promuovere la ripresa del sistema paese dopo la crisi provocata dal Covid-19, quella che riguarda più da vicino le comunità energetiche è l’Ecobonus 2020 contenuto nell’articolo 119 che introduce una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici. Tali misure si applicano esclusivamente agli interventi effettuati dai condomini e dalle persone fisiche, escluse quelle che fanno attività di impresa, arti e professioni. Sono contemplati gli Istituti Autonomi Case Popolari (IACP), comunque denominati, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, gli enti del Terzo settore, nonché le associazioni e le società sportive dilettantistiche per determinate tipologie di intervento. Si tratta di riduzioni Irpef e Ires, in cinque quote annuali di pari importo, a condizione che gli interventi vengano sottoposti ad una procedura speciale che asseveri la regolarità degli interventi tramite professionisti abilitati, che devono anche attestare la congruità delle spese sostenute con gli interventI agevolati. Per accedere ai benefici dell’Ecobonus 110%, occorre realizzare almeno uno dei seguenti interventi “principali” che comportino un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio. Qualora non sia possibile, sarà necessario il conseguimento della classe energetica più alta, da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica-A. Sono identificati come interventi principali: a) gli interventi di isolamento termico delle superfici opache (l’involucro dell’edificio), con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda; b) gli interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti, con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione, con efficienza almeno pari alla classe A, o tramite la sostituzione di sistemi di riscaldamento autonomi per pompe di calore di alta efficienza; c) gli interventi di riqualificazione antisismica. Effettuando almeno uno dei tre interventi di cui sopra ed avendo un salto di due classi energetiche dell’immobile, il proprietario potrà accedere anche alla detrazione al 110% dei cosiddetti interventi aggiuntivi o trainati che prevedono l’installazione di: a) impianti fotovoltaici, fino a 20 kWp e per una spesa complessiva di 48.000 €; b) sistemi di accumulo correlati agli impianti fotovoltaici (1.000 €/kWh), per un massimo di 48.000 ; c) colonnine di ricarica per autoveicoli elettrici. Sostanzialmente questa misura può permette a un soggetto di effettuare lavori in casa gratuitamente o quasi. La detrazione al 110% è estesa all’installazione degli impianti fotovoltaico fino a 200 kW, da parte di comunità energetiche rinnovabili costituite in forma di enti non commerciali o da parte di condomìni, in presenza di requisiti specifici, anche se corrisponde solo alla quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW. Inoltre, l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico potrà essere condivisa a livello di comunità energetica o autoconsumo collettivo ed incentivata come tale, se superiore alla quota di 20 kW. Infatti, i primi 20 kW di energia immessa in rete non potranno essere condivisi e remunerati, poiché la norma prevede che tale quota, che gode delle detrazioni al 110%, sia ceduta al GSE. Ulteriori informazioni sull’Ecobonus 2020 con detrazioni al 110% sono disponibili nel sito dell’Agenzia delle Entrate. Nuovi comportamenti individuali, familiari, associazionistici, di impresa e non solo tecnologici aprono la Comunità a nuove opportunità di ripresa socio-economica e ambientale, in vista della de carbonizzazione che l’Europa attende entro il 2050, favorendo una rivoluzione sistemica importante nel tentativo di cambiare fortemente, nei prossimi dieci anni, il modo di consumare, di abitare e quello di alimentarsi andando così verso la neutralità climatica.

Di che cosa si tratta?
Le comunità energetiche sono, in sostanza, delle associazioni tra produttori e consumatori di
energia, finalizzate a soddisfare il proprio fabbisogno energetico attraverso la propria stessa
produzione, realizzata mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili.
La Direttiva 2018/2001/UE volta a promuovere l’uso di energia da fonti rinnovabili, con la quale è
stata introdotta la definizione di comunità energetica rinnovabile (REC) come entità giuridica
prevede:
– una partecipazione aperta e volontaria, da parte dei soci localizzati in prossimità dell’impianto di
produzione (di proprietà della REC stessa),
– l’aggregazione di persone fisiche, EELL e PMI in qualsiasi forma purché non animate dal profitto
come prima finalità, bensì obiettivi di miglioramento ambientale, sociale ed economico per i membri
della REC e per il territorio su cui questa insiste.
In attesa del completo recepimento della Direttiva 2018/2001/Ue, la legge 28 febbraio 2020, n. 8 di
conversione del decreto “Milleproroghe” decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, pubblicata in
Gazzetta ufficiale, dà fin da subito la possibilità a tutti i cittadini di esercitare collettivamente il diritto
di produrre, immagazzinare, consumare, scambiare e vendere l’energia auto prodotta, con
l’obiettivo di fornire benefici ambientali, economici e sociali alla propria comunità. In particolare, ci si
attende che comunità energetiche rinnovabili e con autoconsumo collettivo possano contribuire a
mitigare la povertà energetica, grazie alla riduzione della spesa energetica, tutelando così anche i
consumatori più vulnerabili.

Le regole da rispettare:
In base a quanto previsto dall’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe “Innovazione in materia di
Autoconsumo da fonti rinnovabili”:
 gli impianti rinnovabili devono avere potenza non superiore a 200 kW e devono essere entrati in
esercizio successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del
Milleproroghe (1 marzo 2020);
 i soggetti partecipanti condividono l’energia prodotta utilizzando la rete di distribuzione esistente;
 l’energia condivisa è pari al valore minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica
prodotta e immessa in rete dagli impianti a fonti rinnovabili e l’energia elettrica prelevata
dall’insieme dei clienti finali associati;
 l’energia è condivisa per l‘autoconsumo istantaneo, che può avvenire anche attraverso sistemi di
accumulo;
 nel caso di comunità energetiche rinnovabili i punti di prelievo dei consumatori e i punti di
immissione degli impianti sono ubicati su reti elettriche di bassa tensione sottese, alla data di
creazione dell’associazione, alla medesima cabina di trasformazione MT/BT;
 nel caso di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, gli stessi devono
trovarsi nello stesso edificio o condominio. Oggi solo il 20% dell’energia prodotta da impianti
fotovoltaici è autoconsumata localmente. Lo scarso risultato è dovuto anche all’attuale schema
regolatorio che, prevedendo il meccanismo dello scambio sul posto, rende meno attraente la
formula dell’autoconsumo in loco contestuale alla produzione. A livello di Paese, la prospettiva è di
arrivare ad un autoconsumo pari a 4-5 volte le dimensioni del mercato attuale.
 Le comunità energetiche e i progetti di autoconsumo collettivo saranno un driver importante per
il significativo incremento del consumo dell’energia laddove verrà prodotta. Per premiare
l’autoconsumo istantaneo e l’utilizzo di sistemi di accumulo, sarà per l’appunto erogata dal GSE
una tariffa incentivante, alternativa al meccanismo dello scambio sul posto con risparmi che sulla
base di alcune stime, potrebbe essere compreso tra il 10 e il 40%.
Normativa di riferimento
 Direttiva 2018/2001/Ue
 Legge 28 febbraio 2020, n. 8 – art. 42 bis Decreto Milleproroghe
 Documento di consultazione 112/2020/R/eel di ARERA
 Legge Regionale 29 dicembre 2020, n.38 – art. 20 (Indirizzi regionali per la costituzione delle Comunità
energetiche in Campania)

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