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Ripascimento, inchiesta sulla sabbia: “materiali derivati da riutilizzo dei rifiuti”

Fari puntati sulla sabbia, c’è l’inchiesta sul ripascimento del litorale di Salerno. Ad accendere i riflettori la Procura di Napoli con il pubblico ministero Henry John Woodcock che adesso indaga sui lavori appena eseguiti su gran parte del litorale salernitano (della zona orientale) dalla ditta di proprietà Rainone. Occhi puntati – soprattutto – sulla sabbia utilizzata per il secondo lotto che secondo gli inquirenti non pro- verrebbe da “cave autorizzate bensì mediante materiali derivanti dal riutilizzo di rifiuti lavorati nell’impianto di trattamento rifiuti di una ditta privata”. Un’altra tegola che si aggiunge – dunque – ai guai giudiziari che nell’ultimo periodo hanno scosso (e non poco) il Palazzo di Giustizia in città e gli stessi Rainone. Secondo gli inquirenti infatti (che hanno scoperchiato il vaso di pandora partendo da un’altra situazione) la sabbia e il materiale utilizzati sarebbero “della più varia origine”. L’inchiesta è infatti ulteriore rispetto a quella che coinvolge il pm Roberto Penna, indagato sempre dalla Procura di Napoli e a cui viene contestato proprio un episodio relativo al ripascimento. Un filo conduttore che ha portato così Woodcock ad aprire ulteriori indagini e proprio in merito al ripascimento di cui si era tanto parlato negli ultimi mesi. Era stato proprio il governatore della Campania Vincenzo De Luca a ritenerlo “straordinario” per completare la bellezza del litorale, ridando vita e luce alla zona orientale di Salerno, simbolo di ripartenza di un turismo estivo non riusciva a decollare. Tra crisi e pandemia – infatti – la città di Salerno aveva trasformato la sua vocazione in “turismo invernale” con le Luci d’Artista. Non più di dodici giorni fa infatti erano stati acquisiti nuovi elementi nell’indagine sui rapporti tra il pm Roberto Penna, l’avvocato Gallevi e l’imprenditore Eugenio Rainone e gli altri iscritti al registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Napoli. Dagli atti – infatti – era emersa la vicinanza tra i tre soprattutto per quanto riguardava l’indagine che lo stesso Penna avrebbe dovuto condurre in merito ad alcune anomalie segnalate a Salerno che riguardavano proprio il ripascimento del litorale. La “denuncia” era stata presentata a mezzo social, con contenuti multimediali – tra cui un video ben dettagliato – de “I Figli delle Chiancarelle”. Ma non solo. Per il ripascimento infatti erano stati acquisiti ulteriori elementi sui quali lo stesso Penna avrebbe dovuto indagare e sentire proprio Eugenio Rai- none – che si occupava delle attività per le nuove spiagge salernitane – ma provando poi a rinunciare all’incarico. Il tutto troverebbe prova anche nei rapporti professionali instaurati poi in seguito tra la Gallevi e la famiglia Rainone. Ed è da qui che a quanto pare Woodcock avrebbe acceso i riflettori sulla vicenda per poi aprire un altro filone di indagini sulle operazioni di ripascimento con nuova sabbia. Anche sul materiale utilizzato – infatti – erano stati avanzati alcuni dubbi proprio dal gruppo de “I figli delle Chiancarelle” occhio attento in città. Adesso – pare – che per acquisire nuovi elementi potrebbero essere ascoltate nei prossimi giorni alcune testimonianze. Un’opera di “straordinaria utilità” come era stata definita – anche su queste colonne – dal primo cittadino di Salerno Enzo Napoli, sulla quale adesso si accendono i riflettori. E chissà che la nuova sabbia non faccia parte di quelle “mobili”.

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