Intervista a Valerio Molinaro, visionario poliedrico fra cinema e scrittura

Intervista a Valerio Molinaro, visionario poliedrico fra cinema e scrittura

Valerio Molinaro è stato ospite in radio lo scorso lunedì nel programma “La Bussola”, il programma radiofonico condotto da Antonio Miale e Claudio Esposito su Radio Kaos. Con lui in studio Kevin Assetta e Marco Di Giustino, referenti della Panama Multimedia Production.

Valerio, come nasce l’idea di un cortometraggio come “Solo un Crodino”?

“Solo un Crodino” racconta la storia di Matteo, un uomo di 40 anni, che dopo essersi ubriacato a una festa a causa del rifiuto di una ragazza, viene fermato di notte da un agente di polizia (un meraviglioso Lorenzo Renzi) dagli atteggiamenti strani e maldestri, durante un normale controllo alcolemico. Dopo una serie di assurdi test, il poliziotto confessa di non essere un vero agente, ma una persona sola in cerca di compagnia. Tra giochi e confidenze, i due instaurano un legame improbabile, finendo per condividere alcolici e storie personali. Il cortometraggio esplora il tema della solitudine con toni ironici e surreali, in una notte che inizia con un controllo di polizia e si trasforma in una strana, ma sincera, amicizia. Fino a giungere a un finale volutamente assurdo. L’idea nasce dalla volontà di realizzare un cortometraggio comico che, pur divertendo e facendo sorridere, riesca anche a far riflettere sulla solitudine dell’essere umano. Attraverso un tono leggero e ironico, il cortometraggio prende spunto da un gesto semplice per esplorare un tema profondo, trasformando un incontro/scontro in un’occasione per indagare la fragilità e le connessioni che ci rendono umani. Ho fatto leggere la sceneggiatura al mio amico attore Andrea De Rosa e da lì è partito tutto.

Hai un curriculum molto ampio, preferisci la scrittura di romanzi gialli, o sceneggiatore per corti o lungometraggi?

“In realtà mi appassionano entrambe le forme di scrittura, perché ognuna offre un approccio diverso al racconto. Da una parte, i romanzi gialli mi permettono di giocare con l’intrigo, l’indagine psicologica dei personaggi e la tensione della trama, mantenendo con il lettore un rapporto intimo e costante che si sviluppa pagina dopo pagina. Dall’altra, scrivere sceneggiature per corti o lungometraggi mi affascina perché è un processo più corale: si lavora in squadra, si visualizza la storia fin da subito con un occhio alla regia, al ritmo, alla fotografia, alla recitazione. È un’esperienza condivisa e, quando il progetto prende vita sullo schermo, la soddisfazione deriva anche dal vedere come ogni reparto contribuisce a realizzare la visione complessiva. Se devo scegliere, ammetto che la scrittura per il cinema — soprattutto quando si tratta di cortometraggi — è particolarmente stimolante, perché in pochi minuti bisogna raccontare una storia avvincente, a volte profonda, a volte ironica, ma sempre ricca di suggerimenti. Allo stesso tempo, però, la suspense e il fascino dei romanzi gialli restano una sfida narrativa davvero irresistibile. In definitiva, credo che la mia attrazione vari a seconda dell’idea creativa del momento: è la storia stessa a suggerirmi la forma in cui vuole essere raccontata”.

Hai scritto anche un podcast sulle vite di “Attori maledetti”, ce ne vuoi parlare?

“Il podcast sulle vite di attori maledetti e “sfortunati” nasce dal desiderio di raccontare l’umanità che si cela dietro i riflettori e il glamour dello spettacolo. Il termine “sfortunati” non va inteso unicamente come “privi di successo”, piuttosto come artisti che hanno incontrato ostacoli personali, contrasti o fragilità che hanno segnato il loro percorso professionale. Nelle prime quattro puntate, insieme al co-autore Andrea De Rosa e con il prezioso supporto dei ragazzi di Panama Production, ci siamo concentrati di volta in volta su una figura diversa, esplorandone il contesto storico e lavorativo, oltre agli aspetti più intimi e privati che hanno influenzato la sua carriera. Grazie all’interpretazione intensa di Giuseppe Ippoliti e alle evocative musiche di Barbara Di Profio, emergono storie di grande passione e dedizione assoluta, ma anche di sofferenza, di rinunce e di quel senso di “occasioni mancate” che rendono queste vicende ancora più struggenti e affascinante. Siamo felicissimi dell’ottimo riscontro ottenuto da queste prime quattro puntate e non vediamo l’ora di realizzarne altre per continuare ad esplorare il lato più nascosto e umano del mondo del cinema”.

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