Giusempre:«Uso la musica per parlare dei problemi della mia generazione»

Il giovane cantautore di Pontecagnano è al lavoro per il suo secondo album dopo “ÈTuttoNero”. «Sto scrivendo il disco della mia vita. Voglio dire ai miei coetanei: anche se tutto va male, possiamo farcela»

Giuseppe Ragone, in arte ‘Giusempre’, è un cantautore, chitarrista e pianista salernitano. Ha 21 anni, e vuole fare solo musica nella vita. A novembre 2021 è uscito il suo primo album, “È Tutto Nero”, disponibile sulle piattaforme digitali, tra cui anche Spotify, ed ora è a lavoro per il suo secondo progetto musicale. Ci incontriamo, e mi fa sentire qualche canzone del suo nuovo disco, che sta scrivendo e che mi anticipa uscirà il prossimo anno. Una delle frasi nuove che ha scritto e che mi ha colpito di più, che poi spiega bene il concept a cui sta lavorando è: “E c’è gente che urla a squarciagola, c’è chi ha perso il lavoro o l’amore della vita… Lei che si vede grassa anche se non mangia un cazzo, Giulia che prende farmaci per un attacco di panico…”

Giuseppe, o meglio Giusempre, in sintesi, chi sei?

«Semplicemente nessuno. Sono solo un ragazzo che scrive canzoni, e che vuole fare solo questo nella vita. Penso che la canzone, in generale la musica, sia la più grande forma d’arte mai esistita, ha un potere insuperabile: la cosa che mi piace più di tutte è proprio il fatto che quando la scrivo sono da solo, alla chitarra o al pianoforte, ma poi quando esce diventa di qualcuno, di tutti, e ognuno può
dare l’interpretazione che vuole all’emozione e a quello che volevo raccontare quando l’ho scritta. Io la uso per comunicare, fosse per me starei zitto nella vita, e parlerei solo con la mia musica. Mi baso sempre e solo su storie vere, che riguardano me o ciò che mi circonda. Insomma, ci metto sempre piccole fotografie della mia vita».

Quando hai iniziato a fare musica?

«In realtà ho iniziato con la chitarra. Suono da quando ho undici anni. Poi ho fatto lezioni di canto, ora anche di pianoforte, e a novembre 2021 è uscito il mio primo disco («È tutto nero», ndr), un flop… (ride) diciamo che considerando il fatto che sono così poco conosciuto, è andato anche discretamente bene, ma per me è stato un flop. Molta gente, molti miei amici rappers, hanno paura ad usare questa parola, quasi non la pronunciano. Per me bisogna avere la lucidità di dire le cose come stanno: il mio primo disco è andato male. La gente vuole sincerità, vuole che gli sbatta in faccia la verità, non le cazzate. E io sono sempre stato onesto nella musica. In realtà dico una marea di bugie, soprattutto alle ragazze con cui sono stato, forse è proprio nelle canzoni che dico sempre e solo la verità».

L’INTERVISTA COMPLETA QUI

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