di Mirko Cantarella
Ha dell’incredibile la storia che ha colpito l’ingegnere romano Salvatore De Donato, sposato fin dal 2004 con l’avvocato salernitano, originaria di Castiglione dei Genovesi, Anna Vitolo. Tutto cominciò un anno e mezzo dopo il matrimonio con la richiesta di divorzio da parte della donna, poi ottenuto come anche nella sede della Sacra Rota. Pochi mesi prima, la Vitolo aveva attuato un piano di disimpegno di tutti i suoi beni compreso un appartamento a Salerno. Poi quando l’ingegnere Di Donato per motivi di salute doveva ricoverarsi in clinica Quisisana di Roma, e prima di ciò aveva cointestato il suo conto corrente bancario con la firma dell’allora moglie visto che la situazione era abbastanza critica. “Non avrei mai pensato che potesse accadere quello che poi è successo – racconta ancor oggi meravigliato Di Donato – La mia attualmente ex moglie si è presentata con il notaio per effettuare un prelievo che poi era il provento di alcune vendite immobiliari che avevo fatto. Il direttore della banca aveva provato più volte a contattarmi per avvisarmi ma la sfortuna ha voluto che io non avessi il telefono cellulare con me visto che poi mi hanno dovuto ricoverare d’urgenza ed ovviamente il telefono era rimasto a casa; effettivamente poi al mio ritorno ho visto tutte le chiamate, i telegrammi e i messaggi che il direttore mi aveva fatto e che poi, ha dovuto per forza di cose concedere quel prelievo”. Sembra una scenografia da film, ma che purtroppo è pure realtà; un piano ben congegnato dall’inizio sfruttando mostruosamente e freddamente i problemi di salute del malcapitato De Donato. In un sol colpo la furba avvocatessa era riuscita a sottrarre circa 2 milioni di euro e poi, per evitare troppe grane giudiziarie ha falsificato un atto in cui dichiarava di aver restituito circa 1 milione e 600 mila. Quel foglio e vari movimenti bancari per farla franca. Il piano però non è andato come l’ex signora De Donato voleva, perché dopo le indagini di rito, la donna è stata condannata con sentenza passata in giudicato in tutti i gradi di giudizio in sede civile a Roma, in quanto alla base non c’era alcuna traccia della restituzione di tutto quell’ammontare economico. L’ingegnere De Donato, nel suo racconto, ricorda di come l’accusa è stata anche di ricettazione e di depistaggio in quanto la donna sempre con fare truffaldino spostava continuamente quei soldi e in più c’è anche il reato di riciclaggio. Ora si attende il procedimento penale che metterà finalmente la parola fine a questa storia. “Toccherà all’autorità giudiziaria domandare a che titolo questa donna non vuole restituire questi soldi indebitamente presi” – conclude l’ingegnere che ancora è in salute precaria ma fortunatamente in via di guarigione.