di Luigi Cerciello
Pubblicizzata come la soluzione al problema dell’abbandono selvaggio del vetro intorno alle stesse campane di raccolta, il conferimento porta a porta del vetro sta dando già i primi segnali della poca lungimiranza e di quello che ormai è diventato l’ennesimo emblema di questa città da quando è governata dai diversamente deluchiani: la disorganizzazione istituzionalizzata.
Partendo dai singoli cittadini, dai condominii a finire con gli esercenti del food e drink il coro è unanime come il voto: zero spaccato.
L’abbandono del vetro è ormai visibile ovunque. Certo i cafoni, i furbetti in città proliferano si sa ma certamente questo non basta per giustificare un tale disastro.
Se poi ci si mette pure l’azienda preposta alla raccolta a dimenticare per giorni il vetro conferito dai locali commerciali (si sa il consumo delle bottiglie di un bar in una giornata soprattutto in estate supera quello di un intero condominio) si fa presto a comprendere l’entità del problema. Al danno infine aggiungiamo l’onerosa beffa che gli esercenti subiscono venendo multati per l’abbandono del vetro sui marciapiedi, nonostante i loro bidoni stracolmi e le chiamate all’azienda con l’assicurazione della presa in carico in giornata della raccolta, ecco che la situazione appare tragicomica.
Sarebbe inoltre interessante avere spiegazioni su come può bastare un solo contenitore una settimana intera per un condominio; è ovvio che utilizzino poi anche buste e Quant’altro, meglio che lasciarle sfuse per terra: no? Il risultato finale è una città che oltre ad essere già invasa da ratti, blatte e foreste vergini contaminate, ora ha tante bottiglie e vetri sparsi in ogni dove con gran piacere di cani bimbi e pneumatici degli autoveicoli.
Sarà forse il caso che l’amministrazione Napoli si dedichi di più ai reali problemi della città invece di postare su facebook le strade lavate? Aborriamo alle prossime iniziative che metteranno in campo e preghiamo che la prossima volta si siano assicurati preventivamente di aver “appicciato o cerviell!”.