di Luigi Cerciello
Sono 48 ore che sul fallimento (epocale) dei referendum e sull’astensione al voto alle amministrative se ne sentono di tutti i colori.
I referendum: Colpa dei media che hanno boicottato la comunicazione sui referendum; erano poco comprensibili; la magistratura ha remato contro; la guerra in Ucraina ha monopolizzato l’attenzione pubblica ecc.; le amministrative: colpa del bel tempo; colpa delle partite di calcio (vedasi il caso Palermo).
In Italia l’esercizio della scusa e dell’alibi per non ammettere le proprie colpe è l’unica costante in ogni tempo.
La verità è che stiamo ormai assistendo ad una vera e propria crisi “coniugale” tra la politica ed i cittadini:
Anni di delusioni, politicanti e personaggetti della politica alla ricerca di una pensione sicura, cortigiani e cortigiane scalda poltrona (alcuni addirittura brillano per la loro assenza sebbene ogni mese gli venga versato un lauto stipendio), a questo hanno ridotto il nostro Parlamento.
Da anni assistiamo ad un costante calo dei cittadini all’esercizio pubblico della democrazia: l’astensionismo cresce ed è inversamente proporzionale alla considerazione che i cittadini hanno dell’operato dei (loro) rappresentanti politici. I partiti promotori e quelli aggregatisi successivamente sono stati i primi ad essere colpevolmente mancanti non solo nello spronare l’informazione che quando vogliono veramente riescono benissimo ad ottenere l’attenzione voluta (ma probabilmente erano più interessati a seguire altre vicende) ma soprattutto nello scendere per strada e parlare con i cittadini e sapete perché? Perché il sistematico abbandono del territorio, delle sezioni, la militanza attiva che è venuta meno, i circoli chiusi, le segreterie politiche chiuse e mai aperte e dulcis in fundo le iscrizioni ai partiti politici che precipitano a strapiombo, tutto questo ha determinato il vero fallimento dei referendum. Il comportamento irresponsabile dei leaders di partito interessati unicamente a creare all’interno dei partiti stessi il proprio cerchio magico per preservare e perpetuare la loro leadership per poi imporsi nei governi, la mancanza del rispetto degli organi statuari e della democrazia interna nei partiti, leggi fatte ad uso e consumo del momento elettorale, il constatare sulla propria pelle che ogni giorno è peggio, tutto questo (e non solo) ha fatto maturare nei cittadini l’idea che il voto amministrativo come quello politico nazionale siano inutili perché “tanto poi fanno sempre come vogliono loro!” Questo ti senti dire dalla gente per strada; “Magnano, rubano e f…..! “ “Si fanno vedere solo quando si vota e poi spariscono e non rispondono manco al telefono!” E dove li trovi stanno sempre a Roma! (dicono loro).
Ovviamente in tutto questo vengono fatte salve le truppe cammellate (associazioni, cooperative, partecipate aziende private con interessi pubblici ecc.), quelle che per interessi economici dipendono direttamente dalle amministrazioni pubbliche che DEVONO andare a votare PER FORZA pena il licenziamento o le sospensioni delle commesse (e di queste situazioni ne abbiamo contezza ad ogni elezione amministrativa dove scappa qualche intercettazione e/o denuncia in merito, puntualmente dimenticate).
Da anni dimostrano di non essere in grado di governare il Paese dovendo ricorrere in continuazione a ministri tecnici prima e poi persino a Presidenti del Consiglio tecnici, facendo passare l’Italia all’estero come un Paese di incapaci che ha bisogno della badante, noi che una volta eravamo perno di tante soluzioni diplomatiche internazionali oggi siamo isolati e andiamo un giorno si e l’altro pure con il cappello in mano dai grandi della Terra perché pur con tante risorse sul nostro territorio non siamo stati in grado di tenere a bada quattro scalmanati decontestualizzati che sanno dire solo NO a tutto e sognano un ritorno al bue e l’aratro; si sono piegati a tutto i nostri “politici” pur di non mollare le poltrone. Una politica non di sostanza, fatta aprendo il giornale la mattina per trovare la notizia che più di altre può coinvolgere l’emotività della gente e quindi cavalcarla fin quando fa presa tra la gente. Sono persino arrivati a far mancare ai cittadini i politici della prima Repubblica come Craxi e Andreotti, una volta portati come cattivi esempi e ciò nonostante, ancora non hanno capito, ottusi come sono peggio dei muli. Gli italiani probabilmente iniziano a capire che i referendum come altri strumenti democratici ormai vengono solo strumentalizzati per scaricare poi la colpa dei fallimenti dei politici politicanti su di loro e NON CI STANNO PIU’!
Termino con una considerazione: i referendum in Italia sono: ABROGATIVO (che cancella una legge), CONFERMATIVO (il popolo decide se confermare o meno una legge di riforma costituzionale già approvata dal Parlamento, ma senza la maggioranza qualificata dei due terzi) e TERRITORIALE ( che come dice il nome stesso si occupa delle modifiche del territorio italiano come la creazione di nuove regioni o province) questi sono direttamente menzionati in Costituzione; poi vi è il CONSUNTIVO istituito nel 1989 (i cittadini sono chiamati ad esprimere un parere su una determinata questione. Il risultato di questo referendum non è però vincolante per il legislatore), manca il più importante e democratico, quello propositivo, quello cioè che permette ai cittadini di decidere una legge partendo da una iniziativa popolare.
Gli strumenti referendari così come sono hanno dimostrato di prestarsi a facili strumentalizzazioni da parte dei partiti politici non solo perché spesso usati sulla scia emotiva del momento (come accadde con il referendum sul nucleare del 1987 frutto dell’emotività scaturita dalla vicenda della centrale nucleare di Chernobyl del 1986) o insabbiati come è successo a quello dell’acqua del 2011 dove il popoli italiano si espresse chiaramente contro la privatizzazione (ci fu il quorum del 54% e il 94% dei Sì alla gestione pubblica del servizio idrico); addirittura l’acqua pubblica fu ed è una delle 5 stelle (o meglio uno degli obiettivi rappresentati dalle stelle) dei grillini e ad oggi abbiamo visto quanto impegno ci hanno messo per far valere il risultato del referendum (Roberto Fico addirittura dichiarò che avrebbe legato la sua presidenza alla ripubblicizzazione dell’acqua, ormai la legislatura è agli sgoccioli e non si è visto niente). Come abbiamo inoltre constatato non possiamo avere in un paese come il nostro un quorum del 50% + 1, è un quorum ormai irraggiungibile e che dà al partito contrario al referendum, un’arma molto più efficace del semplice invito all’elettorato a barrare il “NO”, quello di NON ANDARE A VOTARE facendo leva così sulla pigrizia dell’elettore. Pertanto un’“aggiornamento di sicurezza” degli strumenti referendari insieme all’istituzione del referendum propositivo, opportunamente studiato per evitarne facili strumentalizzazioni e un quorum più corrispondente alla realtà elettorale contribuirebbero a far tornare la fiducia e l’interesse dei cittadini nella politica e nel governo del nostro Paese.