Brigida VIcinanza
“Roberto Penna è un sostituto procuratore che io ti voglio presentare; Roberto ha chiamato ieri in Prefettura perché la sua compagna, l’avvocato Gabriella è molto legata al Prefetto vicario; c’è il dottor Amendola che è il responsabile degli affari legali e c’è la dottoressa Agresti che è quella che si sta occupando della firma di questi protocolli; loro ne hanno già firmati alcuni con i comuni. Con i consorzi non ne hanno firmato alcuno e quindi sarebbe il primo…”. E’ il “faccendiere” Umberto Inverso a parlare al telefono con l’imprenditore di San Giuseppe Vesuviano Francesco Vorro, prima di avviare quello che è “l’iter” descritto nell’ordinanza firmata dal gip napoletano Rosamaria De Lellis e che ha portato – ieri – agli arresti domiciliari l’ex pm Roberto Penna e la compagna Maria Gabriella Gallevi, insieme ai tre imprenditori (Inverso, Vorro e Lisi). Nel corso della telefonata è lo stesso Inverso ad introdurre la possibilità di spostamento a Salerno (con un cambio di sede legale dal comune partenopeo) il napoletano per rendere “più facile” il percorso burocratico della formazione del consorzio ReseArch, proprio con l’ausilio dell’avvocatessa del Foro di Salerno che avrebbe così sfruttato le sue conoscenze “importanti e del salotto buono” per evitare problemi (gli stessi che si erano palesati a Napoli, dove conoscevano già i rapporti dei tre – a vario titolo – con la criminalità organizzata).
“Con molto piacere ci incontrerebbero, se tu domani fossi a Salerno verresti un attimo con me in Procura e andiamo da Penna – dice Inverso a Vorro – verrà il suo avvocato che poi sarebbe la sua compagna per essere chiari che sta gestendo lei l’incontro, ci spiega bene la situazione, prende appuntamento con l’Agresti. Ho spiegato che Franco Vorro non è semplicemente il presidente del consorzio ReseArch ma in realtà è il presidente dei consorzi stabili nazionali…”