Sistema Salerno, la Dia: “Esiste patto politico-camorristico”

Per la Dia ci sarebbe un patto politico-camorristico al comune di Salerno. E’ quanto emerge in una relazione agli atti dell’inchiesta per chiedere al gip Renata Sessa la proroga delle indagini scattate nel 2016 sull’inchiesta relativa ai Mercatini e Villaggio di Babbo Natale. Affidamenti, appalti e assunzioni sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Salerno. Ma soprattutto favori in cambio di sostegno elettorale alle recenti elezioni regionali del settembre 2020. Un quadro confermato anche durante le intercettazioni emerse dalle indagini che hanno portato lo scorso 11 ottobre agli arresti eseguiti dalla Squadra Mobile di Salerno sul ‘sistema delle coop’ a Palazzo Guerra per l’aggiudicazione dei bandi comunali per i servizi di manutenzione. Agli arresti, infatti, finirono l’ex assessore alle politiche sociali e consigliere regionale Nino Savastano (ora ai domiciliari), l’ex dirigente comunale Luca Caselli (attualmente interdetto dai pubblici uffici) e l’imprenditore Fiorenzo Zoccola, per gli inquirenti considerato il ‘ras’ delle cooperative sociali a cui venivano sistematicamente affidati gli appalti del verde pubblico. Nel registro degli indagati, inoltre, sono finiti anche il sindaco Vincenzo Napoli e lo storico funzionario comunale Felice Marotta. E lo scorso 5 novembre, anche il governatore Vincenzo De Luca fu raggiunto da un avviso di proroga delle indagini così come l’attuale presidente del consiglio comunale Dario Loffredo ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini in riferimento all’inchiesta sui Mercatini di Natale. Episodi e filoni dell’inchiesta che si intrecciano anche dopo diversi anni ed ora di nuovo al vaglio degli inquirenti e della Squadra Mobile di Salerno diretta dal dirigente Castello. Dalle nuove intercettazioni, ora, emergono anche favori e pressing sui dirigenti aziendali per il concorso di operatore socio-sanitario presso l’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona che confermerebbero il ‘patto politico-camorristico’ tra Ciro Marigliano e il presidente della commissione al bilancio della Regione Campania Franco Picarone. L’ex assessore al comune di Salerno si interessò, infatti, come si legge dai verbali agli atti dell’inchiesta, di conoscere i risultati del concorso per favorire la compagna di Marigliano ma, nonostante i contatti con l’ex commissario straordinario Nicola Cantone che lo aveva rassicurato sull’esito positivo e le pressioni di Aniello Pietrofesa, la moglie del boss Verdiana De Rosa risultò solamente al 1450° posto in graduatoria. «Franco vedi sul computer: è uscita al 1.554esimo posto». In una intercettazione tra Pietrofesa e Marigliano, il boss al telefono è piuttosto contrariato del risultato ottenuto dalla moglie: «è uscita per 840 nominativi». Pietrofesa racconta poi la telefonata con Franco Picarone: «gli ho detto; senti Franco vai sul sito e vai a vedere, l’hanno fatta fuori. Quindi, questo amico che ti ha detto… che ti ha fatto… è soltanto uno che ti ha preso per il culo. We Franco, renditi conto, questi sono gli amici che hai tu… e delle figure di merda che ti fanno azzeccare…». I rapporti tra lo stesso Marigliano e Picarone (che non è stato raggiunto da un avviso di proroga delle indagini), sempre stando a quanto si legge nelle intercettazioni, evidenziano anche lo scambio di favori tra i due nel periodo dell’estate del 2016 quando venne rubato lo scooter delle figlie di Picarone. In quella circostanza, il politico si rivolse direttamente al boss Marigliano per ritrovare il mezzo. Picarone confida alle figlie che lo stesso sarà riconsegnato solo dopo essere stato «rimontato». Da qui i contatti ripetuti tra il politico e l’esponente del clan per favorire la moglie del boss nel concorso all’ospedale non andato però in porto.

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