“Salerno è ormai impantanata, questa consiliatura è in lockdown”

Superare il dominio del politicamente corretto, ecco la chiave dell’«Elogio del Negativo»
l’ultimo libro scritto dall’ex rettore dell’ Università degli Studi di Salerno, Aurelio Tommasetti
Sistema Salerno? «Emerge un quadro sugli appalti che segue il modello Arcuri
ma non intravedo un Draghi ,né qui a Salerno né tanto meno in Regione Campania»

di Andrea Pellegrino

Superare il dominio del politicamente corretto, costruendo un nuovo paradigma culturale di stampo liberale, a partire da un’interpretazione delle trasformazioni epocali che hanno caratterizzato la nostra epoca. È questo l’obiettivo di Elogio del Negativo, il nuovo libro scritto da Aurelio Tommasetti, già rettore dell’Università degli Studi di Salerno e ordinario di Economia Aziendale, e Lorenzo Calò, caposervizio de Il Mattino. Alla vigilia della presentazione dell’opera a Salerno, che si terrà venerdì 5 novembre alle ore 17:30 nell’Aula Parrilli dell’ex Tribunale, l’ex rettore dell’ateneo salernitano traccia un quadro non solo dell’opera, ma anche dello scenario politico nazionale, regionale e cittadino alla luce dei suoi recenti sviluppi.

Professor Tommasetti, l’avanzata del Coronavirus in questi ultimi due anni ha cambiato radicalmente il nostro mondo. Sembrava essere giunta una ripresa consolidata, eppure nelle ultime settimane si inizia già a parlare di un’ennesima ondata: un’aura di incertezza ormai pervade tutto e tanti sono i dubbi sul futuro, a tutti i livelli.

“Il libro genera, su questo tema importante, vari spunti di riflessione. Abbiamo provato a dar vita a un’analisi completa, sociologica prima ancora che economica e politica, sui mutamenti che questa pandemia ha apportato al nostro mondo. Il dato incontrovertibile è che ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale. Il paradigma della positività, che aveva dominato nei decenni precedenti, è venuto bruscamente meno”.

Il Covid ha mutato dunque così a fondo anche le nostre prospettive di vita, al punto da definire il negativo “sano e bello”?

“In questo periodo complesso che stiamo vivendo si è imposta progressivamente una nuova categoria dell’essere, il negativo, che sembra paradossalmente diventata incolume rispetto all’aggressione dal male. Una visione di società, di economia, di organizzazione della vita pubblica e delle istituzioni, perfino dell’etica, permeata dall’incertezza e dal timore”.

Da ultimo rettore dell’Università pre-Covid, come crede sia cambiato questo settore?

“Il mondo universitario ha dovuto velocemente invertire rotta rispetto al passato, abbandonando tutti gli schemi che lo avevano contraddistinto sin dalle sue origini. Siamo stati costretti a erogare le lezioni a distanza per un anno e mezzo e oggi, nonostante l’alta copertura vaccinale, è consentito frequentare le lezioni in presenza ma con tanti dubbi e incertezze sul futuro. Il “negativo” ha trasformato anche i rapporti interni agli atenei, a cominciare da quello tra docenti e studenti. Ma abbiamo il dovere di tornare ben presto ad una piena normalità su questo tema: dalla formazione non si può prescindere. Lo dico da genitore e da docente: i ragazzi hanno bisogno di fruire delle lezioni frontali nella misura maggiore possibile. Il ministro Messa ha stabilito che le aule possono tornare a essere occupate al 100% della loro capienza ma, osservando quello che sta accadendo, non credo che questo si stia verificando negli atenei”.

Non solo riflessioni filosofiche ma anche di carattere politico: siamo ormai nel cuore della sfida del Pnrr, e della sua gestione.

“Purtroppo paghiamo ancora lo scotto di anni nei quali si è avuta l’illusione che la democrazia potesse essere cambiata in meglio dal dominio della rete. Il sistema di condivisione basato sul paradigma inconsistente della piattaforma Rousseau e dell’ “uno vale uno” ha mostrato tutta la sua fallacia. Dopo un periodo di horror vacui del governo Conte II, adesso abbiamo una leadership forte, quella di Mario Draghi, cui va riconosciuta la capacità di contemperare le varie spinte programmatiche e le differenti pulsioni ideologiche provenienti dalla composita maggioranza che lo sostiene. E finalmente una svolta rispetto al regime delle chiusure e del terrorismo psicologico di contiana memoria è stata impressa. Ma si può fare di più e di meglio, e non solo a livello politico-istituzionale”.

Resta prevalente il nodo ancora non sciolto delle riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno da decenni. La sanità è uno dei settori che necessitano di un intervento concreto. Cosa pensa al riguardo?

“Abbiamo compreso, con l’emergenza Covid, quanto sia stato errato l’approccio delle istituzioni alla gestione della sanità: non possiamo permetterci di cadere in derive assistenzialistiche. Puntare sulla telemedicina e sul potenziamento dell’assistenza territoriale, anche con lo scopo di reagire meglio a eventuali nuove situazioni emergenziali, sarà un investimento importante da cui non si potrà prescindere”.

Superata la fase più critica dell’emergenza sanitaria, incombe ancora lo spettro della crisi economica. Da aziendalista, su cosa crede debba puntare l’Italia per consolidare la ripresa?

“Dovrà puntare senz’altro sulla produzione di ricchezza, che da sempre considero una priorità, a differenza di chi ritiene che sia da seguire il paradigma della redistribuzione di sussidi a pioggia. L’esperienza insegna che le politiche assistenzialistiche, privilegiate dai progressisti, non producono risultati soddisfacenti nel lungo periodo. E l’idea veicolata dal libro è diametralmente opposta: bisogna aiutare le imprese a creare opportunità di lavoro. Per fare questo, però, si rende necessaria una riforma fiscale che assicuri una riduzione di tutte quelle tasse che pesano sul capitale e sul lavoro mediante l’introduzione della Flat tax”.

Un ritorno al passato, almeno parziale, è possibile, o saremo condannati all’eterno dominio di questo nuovo paradigma?

“Purtroppo non possiamo saperlo: in larga misura ciò dipenderà dalla governance che si vorrà adottare a tutti i livelli istituzionali. Abbiamo il compito, da parte nostra, di lottare per lasciarci alle spalle quest’amara stagione che abbiamo vissuto, i cui strascichi sono ancora altamente presenti nelle nostre vite. E dobbiamo farlo lasciandoci alle spalle il dominio del politicamente corretto, che ha creato un humus di negatività che non di certo ci è stato di supporto nella gestione di quest’emergenza senza precedenti, ed al contempo senza cadere nella rete del populismo nichilista”.

Le inchieste sul “sistema Salerno” hanno sollevato un ampio dibattito nella politica cittadina e non solo: da dirigente nazionale della Lega, come interpreta la vicenda e come crede possa influenzare il futuro dell’amministrazione comunale e degli equilibri politici regionali?

“Mi sembra che questa consiliatura sia in lockdown e che purtroppo al momento non vi siano vaccini per poter risolvere questa situazione in cui Salerno è impantanata, e da quanto sembra emergere negli ultimi giorni, sugli appalti si segue il metodo Arcuri. Peraltro, non vedo un Draghi né qui a Salerno né tantomeno in Regione”.

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