Rottura in maggioranza al Consiglio Comunale di Salerno: il documento dei dissidenti

Come anticipato dal comunicato stampa di ieri è stata ufficializzata in Consiglio Comunale questa mattina la rottura in maggioranza con i consiglieri Antonio D’Alessio, Leonardo Gallo, Corrado Naddeo, Nico Mazzeo, Donato Pessolano, Giuseppe Ventura che hanno ribadito il loro distacco così come Pietro Stasi che si è accasato nel gruppo di Michele Sarno per le prossime elezioni del 2021. E’ stato Nico Mazzeo ad essere portavoce e leggere il documento di addio alla maggioranza che riportiamo di seguito su fedele ricostruzione di Sara Botte di Ottopagine.it:

“Signor Sindaco, Signor Presidente del Consiglio, Colleghe e Colleghi consiglieri. Sono stato delegato dagli amici Antonio D’Alessio, Leonardo Gallo, Corrado Naddeo, Donato Pessolano e Peppe Ventura a introdurre e spiegare – nei lavori introduttivi di questa Assemblea – i motivi per i quali nella giornata di ieri abbiamo comunicato alla cittadinanza salernitana la nostra decisione politica di lasciare la maggioranza che sostiene questa Giunta. Gli amici hanno indicato me a relazionare questa Assemblea in quanto sono il più giovane del gruppo.

Alle nostre spalle c’è stato un percorso denso di emozioni, di momenti di riflessione approfondita e di condivisione assoluta che hanno caratterizzato l’avvio di questa consiliatura, di lavoro costante all’interno delle commissioni e nei quartieri con la gente, di confronto schietto e sincero con tutti i componenti di questa Assemblea, di soddisfazioni personali e del poter avere sempre la certezza di essersi spesi per il bene della collettività, ma – nostro malgrado – anche di molte amarezze, dubbi, delusioni che sono andate via via aumentando nel corso di questi anni.

Ci siamo resi conto che il metodo politico con il quale viene considerato il ruolo del consigliere comunale a Salerno è ormai divenuto inconciliabile con il nostro pensare ed il nostro modo di intendere la politica come servizio al cittadino. Senza l’acredine della rabbia, nè i veleni della vendetta, possiamo tranquillamente sottolineare come il progetto amministrativo nato con le elezioni comunali del 2016 sia fallito, essendosi trasformato fin da subito in un mero dettato politico da svolgere senza che i consiglieri comunali potessero incidere in alcun modo.

Volevamo mettere a disposizione della comunità salernitana le nostre energie e tutte le nostre risorse personali, volevamo contribuire in modo fattivo e leale alla scrittura della Salerno del futuro, volevamo offrire il nostro cuore per superare – tutti insieme – le difficoltà quotidiane e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ma non ci è stato consentito. Ci siamo sentiti sempre più estromessi dai percorsi decisionali della macchina amministrativa, fino ad essere considerati semplici esecutori di volontà altrui da ratificare in questo Salone, dove nel 1944 – lo ricordo a me stesso – si riuniva il primo Governo dell’Italia liberata e tornata alla democrazia. Azzerare il valore della parte minoritaria di una maggioranza così ampia cercando di appiattirla ed uniformarla usando la forza dei numeri come un martello è azione di per se’ antidemocratica, ancorché appoggiata su principi teoricamente legittimi in quanto rispondenti alla logica matematica.

Abbiamo raggiunto la decisione di lasciare questa maggioranza per rispetto della nostra coscienza e dei cittadini salernitani, verso i quali sentiamo forte il dovere – assunto al momento del voto nel 2016 – di rappresentarli al meglio, cosa questa che ci è stata negata in modo evidente. Potremmo fare tanti esempi su come ci sia stato impedito di contribuire alle decisioni pubbliche. Ricordiamo – tra le tante – l’abolizione del Difensore civico, la messa in  sicurezza del viadotto Gatto, lo spostamento del capolinea Busitalia da via Ligea a via Vinciprova, il tanto discusso restyling di Piazza Alario, le spese per l’igiene pubblica (30 milioni di euro con risultati deludenti), la sicurezza e la vivibilità dei nostri quartieri (con la città praticamente abbandonata dal tramonto in poi), l’utilizzo dei fondi pubblici per associazioni, assegni di cura e contributi abitativi (per cui occorrerebbe massima attenzione), la gestione delle società partecipate, i costi della stagione del teatro Verdi, la rivistazione dell’evento Luci d’Artista, la mancata inaugurazione dell’Auditorium ed infine la vicenda delle cooperative sociali e della manutenzione del verde pubblico (questione delicatissima per la quale non abbiamo ricevuto alcun ascolto e che oggi è addirittura oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica). La città e la sua gente meritano di tornare ad una gestione della cosa pubblica basata su modalità di espressione dell’esercizio democratico, dove al centro ci siano il cittadino e le sue esigenze quotidiane. Vogliamo andare oltre, proponendo un nuovo metodo di Governo: partecipato, plurale e inclusivo, per scrivere insieme le pagine di un nuovo libro chiamato Salerno”.

Non è mancata la risposta del sindaco Vincenzo Napoli che parla di scelte pretestuose in virtù della prossima campagna elettorale amministrativa e di mancanza di onestà da parte dei fuoriusciti visto che nessuno li avrebbe mai cacciati.

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